Mastoplastica Additiva: Procedure e Materiali, per comprendere i benefici, le opzioni e le considerazioni. A cura del dottor Umberto Scotti.
Mastoplastica Additiva: Procedure e Materiali
Continua il nostro approfondimento sui rimedi per rendere più bello il nostro seno, simbolo della femminilità e in questa seconda abbiamo chiesto i vantaggi, le tecniche e tutto quello che c’è da sapere sulla mastoplastica additiva al dottor Umberto Scotti, chirurgo plastico e vascolare abruzzese di grande esperienza, tra i primi a mettere a punto questa tecnica, a Pescara.
Diagnosi e Indicazioni per la Mastoplastica Additiva
DOTTOR SCOTTI, COSA SI INTENDE PER MASTOPLASTICA ADDITIVA?
Per mastoplastica additiva si intende l’aumento del volume mammario o la reintegrazione di un volume perso. Se si associa anche la necessità di risollevare la mammella, in particolare l’areola, si associa una mastopessi. Ora parliamo però della semplice additiva, considerando dei parametri fondamentali: diagnosi, materiali, vie di accesso, sedi di impianto.
QUANDO È INDICATO L’INTERVENTO?
Come sempre, è fondamentale effettuare una visita accurata per formulare una diagnosi corretta. Si indica l’intervento di mastoplastica additiva nei casi di ipotrofia mammaria (mammella piccola) o ptosi mammaria di tipo ghiandolare, come illustrato nel disegno.
Inoltre, è necessario verificare la morfologia mammaria normale, che prevede, in posizione eretta, un polo superiore concavo e un polo inferiore convesso, con areola in posizione normale, come evidenziato in foto.
Queste caratteristiche anatomiche consentono di progettare l’intervento con l’aspettativa di ottenere un buon risultato. Quando si verificano inversioni delle curvature, come nel caso della mammella tuberosa, non sarà possibile ottenere un risultato naturale senza l’utilizzo di altre tecniche, incisioni e cicatrici.
Materiali Utilizzati: Protesi Mammarie
QUALI MATERIALI SONO UTILIZZATI?
Le protesi mammarie rappresentano l’unica vera opportunità. Le alternative, come il tessuto adiposo autologo o l’acido jaluronico, sono sostanze che, di per sé, non causano problemi, ma nel tempo possono comportare problematiche. Ad esempio, durante una mammografia, possono sorgere difficoltà maggiori nel diagnosticare piccole lesioni a causa delle reazioni cicatriziali locali e dei granulomi provocati dall’impianto di sostanze nella ghiandola mammaria. Questo può mimetizzare altri tipi di lesioni.
Il Ministero è intervenuto per fornire indicazioni precise e sconsigliare l’uso di determinati prodotti. Tuttavia, ottenere un volume e una forma accettabili con queste alternative non è efficace e richiede procedure ripetute. Di conseguenza, le protesi mammarie sono considerate la migliore opzione e rappresentano un’opportunità.
Tipologie di Protesi e Studi Internazionali
QUANTI TIPI DI PROTESI ESISTONO?
Esistono diversi tipi di protesi mammarie. Le più utilizzate sono di silicone con gel di silicone interno.
Studi internazionali di decenni hanno escluso l’insorgenza di problematiche patologiche connesse al loro utilizzo e infatti vengono impiegate anche in chirurgia oncoplastica, in caso di tumori al seno. Esistono protesi tonde, che adeguano la propria forma alla postura del corpo, come la mammella vera, e pertanto sono più morbide.
Poi ci sono le protesi anatomiche, “a goccia”, che hanno una forma preconfezionata che resta tale in ogni posizione, pertanto sono un po’ più dure. Entrambe sono ottime, la scelta andrà fatta in base alle necessità chirurgiche: se si deve ottenere una particolare proiezione di forma, saranno più indicate le anatomiche; se invece la paziente ha già una buona forma e serve volume, si opterà per le tonde.
Esistono pro e contro per ciascun tipo: le anatomiche, ad esempio, alcune volte possono un po’ girarsi e questo è un problema, ma nella ricostruttiva si usano sempre le anatomiche.
Vie di Accesso: Scelte e Cicatrici nell’Aumento del Seno
COME SI INSERISCONO LE PROTESI?
Le vie di accesso, ovvero le incisioni da cui inserire la protesi, possono essere di tre tipi, tutti validi: sottomammaria, ascellare, periareolare.
Il chirurgo deve conoscere bene tutte le tecniche per utilizzare quella che rappresenta un vantaggio nel caso in esame. In ogni caso comunque residuerà una cicatrice di alcuni centimetri, che sarà più o meno visibile, a seconda di come cicatrizza la paziente. L’accesso sottomammario è più indicato quando è necessario abbassare il solco stesso per alzare un po’ l’areola.
Quando invece le caratteristiche anatomiche non richiedono ulteriori scollamenti, se non dell’area mammaria, è indicato l’accesso ascellare, che non lascia nel tempo cicatrici mammarie.
L’accesso periareolare infine è utile in presenza di un’areola di adeguate dimensioni o se ci sono precedenti cicatrici. Comunque va detto che questo accesso determina la necessità di attraversare o scollare la mammella per far arrivare la protesi nella tasca, mentre negli altri casi la ghiandola mammaria non viene toccata.
QUALI LE SEDI DI IMPIANTO?
La mammella cresce al di sopra del muscolo, è un annesso cutaneo ed è mobile, pertanto si dovranno lasciare queste caratteristiche anche con un impianto protesico.
Le sedi possibili sono: sottoghiandolare e sottomuscolare.
La prima è quella più utilizzata nel tempo e la più naturale, sostanzialmente come se la ghiandola crescesse da dietro, sempre al di sopra del muscolo. Il vantaggio è un aspetto naturale, mentre lo svantaggio è che in alcuni casi, con pazienti magre, si può apprezzare di più la protesi.
L’impianto sottomuscolare, anche se in realtà il termine è improprio poiché il muscolo grande pettorale non copre tutta l’area mammaria, quindi solo la parte superiore della protesi va sotto il muscolo, quella inferiore sotto la ghiandola.
Questa tecnica comunque è poco naturale, poiché la contrazione del muscolo crea forme e movimenti strani, pertanto nel tempo è stata modificata per ottenere il meglio della sottoghiandolare con i vantaggi di copertura della sottomuscolare, si tratta della cosiddetta DualPlane, cioè doppio piano, utilizzando superiormente una porzione di muscolo che copre e non crea movimenti indesiderati.
La sottomuscolare completa si fa in ricostruttiva mettendo la protesi sulle costole, al di sotto del muscolo pettorale, dentato e retto, che viene disteso con l’espansore. Dopo circa un anno la componente muscolare che copre la parte superiore della protesi si ipotrofizza, pertanto se la paziente è troppo magra, le protesi si vedono.
EVENTUALI REAZIONI ALLE PROTESI?
Bisogna ricordare che la protesi mammaria è un corpo estraneo e che quindi il nostro corpo può accettarla o no.
Le manifestazioni di reazione alla protesi, che possono determinare fibrosi e indurimento della capsula periprotesica che il corpo forma normalmente sottile e morbida, sono comunque dell’ordine del 2%.
La durata delle protesi mammarie non è per sempre, ma vi sono casi in cui i pazienti hanno le protesi da più di 20 anni senza problemi o altre che si rioperano dopo poco tempo, per cui non si possono stabilire regole certe, ma variano da un soggetto all’altro.
Una cosa importante da sapere è che interventi di questo tipo sono reversibili, cioè, in caso di problemi o di desiderio della paziente, le protesi possono essere rimosse senza aver causato alterazioni anatomiche, a differenza dell’impianto di sostanze o di altri tipi di interventi da cui non si può più tornare indietro.
Dott. Umberto Scotti
Specialista in chirurgia plastica
Ricostruttiva ed in chirurgia vascolare